VERITÀ PER GAIA E CAMILLA. VE L’AVEVO PROMESSA E OGNI PROMESSA É DEBITO.

Il coronavirus avrà cancellato la memoria a molti di noi, ma non di certo a me. Le mie pagine su Facebook a gennaio erano tutte dedicate a loro, due mie coetanee che due giorni prima di Natale avevano perso la vita in Corso Francia a Roma.

“Verità per Gaia e Camilla”, quello era diventato il mio primo dovere, il mio impegno in quel maledetto periodo e sono qui oggi a dirvela la verità e ad affermare ne più ne meno quanto avevo già affermato in quel periodo maledetto.

Quella sera Gaia e Camilla attraversavano quello stradone in prossimità delle strisce pedonali, non proprio sopra le strisce certo, ma secondo la procura é un fatto a dir poco irrilevante. Quel che é certo sta nel fatto che non scavalcavano nessun guardrail come si é invece cercato ossessivamente di imputare a loro come colpa.

Avevano appena scritto un messaggio – “Tranquilla mamma, sto tornando” – ma a casa, dalla loro mamma, Gaia e Camilla non ci arriveranno mai.

Sappiamo tutto di loro, erano due ragazze piene di vita, due classiche ragazze dalla faccia pulita.

Sappiamo tutto anche di chi le ha investite.

Si chiama Pietro Genovese figlio di un noto e potente personaggio a Roma, la così detta “Roma bene”. Il pargolo aveva bevuto tanto da avere nel sangue un tasso alcolico superiore di 3 volte il limite consentito per guidare. Come se non bastasse era fatto di qualche sostanza allucinogena, correva col grosso suv che il padre gli aveva preso a noleggio ad una velocità prossima ai 100 km orari quando il limite consentito era quello dei 50 km imposti su quel tratto di strada. Pioveva, la visibilità era scarsa, ma lui si sentiva un eroe, era il figlio del grande Paolo Genovese, evidentemente poteva permetterselo.

Ma pensate un po’ all’assurdità, come se non bastasse, proprio in quel frangente in cui falciava due giovani vite, Pietro Genovese era distratto dal suo smartphone, stava infatti inviando un video e alcune foto agli amici su whatsapp.

Il suo sguardo era fisso sullo schermo del telefono, non di certo concentrato sulla strada.

Ed ecco il boato, l’impatto violento contro due giovani corpi che vengono scaraventati come proiettili a quasi 50 metri di distanza, non c’è speranza per loro mentre si frantumano rotolando sull’asfalto.

L’auto prosegue la sua corsa, Genovese non si é forse nemmeno reso conto di quanto era appena accaduto, non si arresta di certo per prestare soccorso come inizialmente lascia intendere e dicevano tanti giornali, ma la macchina gli si spegne in prossimità delle rampe per un guasto meccanico come poi verrà appurato dalla maxi perizia. Il ragazzo scende, impreca, é fuori di se, forse proiettato in altro mondo che gli piace sicuramente di più del proprio, un mondo dal quale cerca disperatamente di evadere.

Viene presa in considerazione finalmente una telecamera che anche io avevo segnalato in quel maledetto periodo, quella del negozio di “Compro oro” lì poco distante. Le immagini dell’incidente sono notidossime e permettono di individuare il punto esatto dell’impatto poco distante dalle strisce di attraversamento pedonale.

É omicidio plurimo stradale, il procuratore aggiunto Nunzia D’Elia vista la gravità dei fatti ha richiesto per Pietro Genovese un giudizio immediato accolto dal GIP senza batter ciglio. Si salteranno così tutte le udienze preliminari per arrivare il prima possibile ad una sentenza che possa essere del massimo della pena oltre che esemplare. Gli avvocati di Pietro Genovese avevano palesato l’intenzione di arrivare almeno ad un patteggiamento, possibilità totalmente esclusa dai PM che vogliono seguire una linea dura. Il processo é stato fissato per il prossimo 8 luglio davanti alla ottava sezione penale. Con l’attuale quadro probatorio e le riprese della telecamera Pietro Genovese rischia una condanna vicina al limite massimo editale, cioè 18 anni di carcere.

Confidare nella giustizia italiana é difficile, ma é anche vero che la speranza é l’ultima a morire.

Se tutto va bene potrete riposare presto e in pace care sorelline.

Ciao piccola Gaia, ciao dolce Camilla.

Italia Moli

#IoSonoItalia🇮🇹

Ma ecco cosa scrive Il Messaggero. quel fogliaccio che ad ogni costo aveva cercato di gettar fango sulle vite e sulla condotta di Gaia e Camilla. Vi consiglio di leggere come stravolgono la verità in base alla loro convenienza omettendo quella che é la realtà dei fatti: https://www.google.it/amp/s/www.ilmessaggero.it/AMP/roma/pietro_genovese_news_incidente_corso_francia_processo_8_luglio-5223161.html

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