CINQUE GIORNI: UNA STORIA COME TANTE

Che brutta sensazione provo quando mi guardi con quegli occhi smarriti. Vorresti rivedere Luca, Francesco, Filippo e anche Serena con quei suoi lunghi capelli ricci che ogni volta ti fa arrossire dall’imbarazzo.

Che brutto sentirmi così impotente dinnanzi alla ferocia di questo mondo crudele e sapere che tu più di tutti stai pagando, senza capire bene il perché di questo castigo che non meriti e vivi come una punizione.

La televisione da giorni hai smesso di guardarla, anche il tuo video games preferito é diventato inutile a farti trascorrere le giornate.

Ti vedo spesso con la faccia incollata al vetro della finestra seguire con lo sguardo le poche persone che passano. E mi chiami, mi informi ogni volta di chi hai visto passare sulla strada.

Fuori c’è il sole, a un centinaio di metri il parchetto, lo scivolo, l’altalena, il cavalluccio a molla. Ti manca il tuo tirare calci al pallone, l’andare a scuola con i tuoi compagni, e a me manca il tuo sorriso spensierato. Manca la tua voce, il tuo rumore che sapevi fare quando tornavi a casa da scuola e ti vedevo pieno di vita.

E poi quella frase ormai di rito:

“Mamma, usciamo” – me lo chiedi quasi categoricamente; e io ti rispondo si Filippo, usciamo, ti prometto che dopo andiamo a fare una bella passeggiata.

“Mamma ma io voglio giocare coi miei amici, non mi ricordo quasi più la loro faccia. Perché non posso giocare con i miei amici, perché posso uscire solo con te, che cosa é successo fuori di casa che non c’è più nessuno?”

E io che mi ritrovo sconsolata a rispiegarti per l’ennesima volta una storia folle, che cerco di abbellire meglio che posso, trasformando il virus in un buffo ma cattivo mostriciattolo inviato qui da noi da una perfida strega.

Un mostriciattolo con tante spine tutto intorno che quando si aggrappa alle persone le fa ammalare e gli fa venire la tosse.

E mentre ti regalo una carezza ti dico – “tu non vuoi avere la tosse vero Filippo?”

Mi guardi, mi scruti, rifletti, e poi mi dici – “si ma io voglio andare a giocare con i miei amici mamma sono 5 giorni che sono in casa”

Beato te figlio mio che credi che siano solo 5, beato te che forse non ti rendi conto che ne sono passati più di 50. Se non fosse per quel tuo pallore che giorno dopo giorno aumenta insieme agli occhi cerchiati sarei capace di cadere preda della tua stessa illusione anch’io e ti crederei. Stiamo perdendo la cognizione del tempo, ma la realtà é un’altra. La realtà é ben diversa da quella che immagini tu nei tuoi 6 anni di vita. Sei anni di vita dove un pezzettino ti é già stato rubato, per l’irresponsabilità, l’incapacità e l’incuria di uno Stato verso la sua gente.

Ma tu non sai ancora queste cose e forse é meglio così, tu vuoi uscire ed é mio dovere portarti fuori a farti baciare dal sole, a regalarti un respiro d’aria fresca.

“Dai Filippo, andiamo a prendere la bicicletta e ti porto a fare un giretto veloce” – tu scatti come una molla, infili le scarpe e sei già fuori dall’uscio di casa.

Pedaliamo lentamente e vedo la gioia traboccare dai tuoi occhi semicoperti dalla mascherina, io ti seguo a ruota, poi veniamo fermati poco dopo la prima svolta da un’auto dei vigili che ci affianca e uno di loro, dal finestrino mi fa cenno che dobbiamo arrestarci.

“Filippo!” – esclamo io – tu ti fermi, ti volti verso di me, e io facendoti cenno con la mano ti dico di venire verso di me. Tu fai una veloce giravolta su te stesso, mi raggiungi e mi dici: “Mamma che c’è? Perché ti sei fermata?”

Nel frattempo gli agenti della municipale sono scesi, ci raggiungono e le loro parole sono queste:

“Dove sta andando signora? Ha l’autocertificazione? Ci fornisce un documento? Il bambino é con lei?”

Io rimango pietrificata a quelle domande, che senso ha pormi quelle domande? Non ne capisco il senso, il motivo. É chiaro che sono una mamma che porta a fare una passeggiata il suo bambino, penso sia palese.

Fornisco il documento e dichiarò che sto facendo una passeggiata con mio figlio perché sentiva la necessità di uscire a prendere una boccata d’aria.

Il vigile mi dice: “si signora, ma sappiamo che non é la prima volta che esce col bambino, ce l’hanno segnalato e bisogna moderare le uscite e uscire solo per spostamenti di primaria necessità! Se non vuole farlo per lei, lo faccia per la salute di suo figlio e per rispetto verso gli altri!

Dobbiamo tutti osservare il più scrupolosamente possibile le norme in vigore, altrimenti ciò che abbiamo fatto fino ad oggi potrebbe essere stato vano se ci rimettiamo ad andare in giro a diffondere il virus!

Per oggi vada, torni subito a casa, ma le serva come richiamo, la prossima volta sarò costretto a sanzionarla!”

Siamo tornati a casa, Filippo continuava a ripetermi perché stavamo tornando a casa, io sentivo solo un nodo in gola, una rabbia irrefrenabile che giunti a casa e chiusa la porta è sfociata in pianto.

“Mamma perché piangi?”

“Mamma perché siamo già tornati a casa? Era bello stare fuori!”

“Mamma, perché non mi parli?”

“Mamma….perché piangi?”

“Dai, non fa niente mamma…… #

RestiamoaCasa #Andràtuttobene

Italia Moli

#IoSonoItalia🇮🇹

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