SERGIO RAMELLI: UN BRIVIDO DI MEMORIA SOCIALE.

QUESTE NON SONO PAROLE PER TUTTI. MA SONO LE MIE PAROLE E I MIEI PENSIERI PER TE FRATELLO SERGIO!

La teca di Sergio Ramelli era stata trovata imbrattata di vernice rossa in segno di sfregio da parte dei soliti antifa dei centri sociali. Subito ripulita e rimessa la Sergio_Ramelliprotezione in plexiglas si è proceduto alla rituale commemorazione che, come ogni anno, dal giorno dell’omicidio di Sergio avvenuto nel 1975, ha luogo a Milano. Durante il corteo, finalmente autorizzato dal prefetto all’ultimo momento, una nutrita folla di migliaia di militanti della migliore destra sociale hanno percorso ordinatamente le strade di Milano. Nessuno ha sfasciato vetrine, ribaltato cassonetti o imbrattato macchine e muri di vernice. La destra, nelle sue manifestazioni e commemorazioni, ha sempre mostrato massimo rispetto della proprietà e dei sacrifici altrui come della fatica di chi si guadagna con onestà il pane quotidiano. Nessun fumogeno, nessun mortaretto, nessuno schiamazzo come fanno i soliti cerebrolesi della sinistra antifascista. 

12953349-U43500633628465BgB-U311019035848896hB-512x350@Corriere-Web-MilanoEppure, non è mancato in quel di Milano, anche un tafferuglio con la polizia nell’evitare i contatti con i manifestanti antifascisti tanto cari e garantiti dall’amministrazione piddina di Sala. Per il loro corteo antifascista infatti, l’autorizzazione del Questore era giunta tempestivamente. Qualche manganellata  è volata inevitabilmente, ci sono stati alcuni contusi lievi, ma poca roba perché il clima a Milano, ieri sera, era davvero rovente. Uno scontro tra i due antipodi sarebbe stato fatale per le zecche comuniste. Il loro vile sangue avrebbe certamente imbrattato le suole di molte scarpe.

LE MIE PAROLE PER VOI SONO QUESTE E VE LE SCRIVO COL CUORE.

La tensione ieri sera era palpabile nell’aria almeno quanto quell’odio profondo che per troppi decenni è rimasto sopito. C’era rabbia nel popolo di destra, c’era voglia di rivalsa e vendetta, ma questo non è tempo di manifestazioni di rancore anche se la linfa vitale dell’antico orgoglio ribolle nelle vene. Non è questo il tempo di altri esperimenti d’orrore nel nostro paese. Ora è tempo dell’intelligenza, il tempo di conquistare la vetta del monte, la cima del potere col consenso democratico popolare, uniti, con spirito di fratellanza e fede in quell’ideale che ci accomuna. Questo è il tempo della vittoria, della gloria e della rinascita d’Italia. Una sconfitta che per quel nemico sarà mortale più di una coltellata in pieno petto.

Il saluto a #Sergio Ramelli da parte dei presenti mi ha regalato quel brivido che anche ora mentre vi scrivo, corre come pelle d’oca sulla mia giovane pelle. Amore e passione si sono uniti in quell’urlo che ci ha sempre uniti seppur lontani. Noi siamo quelli fieri d’essere di destra, fieri di riconoscerci fratelli come nessun’altro potrebbe fare. C’era l’orgoglio nazionale ieri sera a commemorare quel nostro figlio, c’era l’Italia vera a porgere il proprio saluto ad un nostro caduto. C’era l’amore degli italiani il cui pensiero volava verso uno dei figli di questa nostra italia che con i metodi più infami e tipici della sinistra è stato assassinato. Ma Sergio vive, Sergio vive dentro ognuno di noi perché come NOI è Figlio d’una patria tradita, ingannata, vilipesa, che sta risollevando la testa per servire la sua vendetta. Io sono parte indissolubile, inalienabile di quell’Italia che riprende coscienza, memoria, onore e gloria.

Ciao Sergio.

#IoSonoItalia🇮🇹

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