Giancarlo Giorgetti che vedete alle spalle del nostro Matteo Salvini è la quinta colonna liberista nella Lega. Ha il compito inderogabile di impedirne un’eccessiva defezione dalle logiche global-occidentaliste per conto della storica alleanza di centrodestra, a lui più affine rispetto al contratto con il M5S, e dell’ambasciata USA. È soprannominato l'”Amerikano” nell’ambiente proprio per questo. Sua la regia affinché Matteo Salvini si incontrasse con Lewis Eisenberg per ricevere il tagliando idoneo alla futura formazione del governo gialloverde, il 21 marzo 2018. Così come è probabile che lo sia la “moral suasion” per spingere Giuseppe Conte a prorogare le sanzioni alla Russia nonostante le promesse elettorali di dialogo e apertura. Ai più è sfuggito, ma il 4 luglio c.a, durante le celebrazioni della Festa dell’Indipendenza a Villa Taverna, si è piacevolmente intrattenuto per più di due ore con esponenti diplomatici di Washington. È possibile che abbia ricevuto il beneplacito per questa “missione”, con la speranza futura di mettere in “condizioni di non nuocere” l’area filo-Mosca, “populista” e socialisteggiante guidata da Gianluca Savoini dell’Associazione Culturale Lombardia-Russia. Il suo cerchiobottismo sulla questione del Ponte Morandi è da leggere in questo senso. Incentiva il controllo degli appalti a tutela di Benetton anziché la nazionalizzazione della rete autostradale solo ed esclusivamente per confondere le acque e tentare un ricongiungimento area istituzionale Carroccio-Forza Italia. In questo assomiglia molto a Roberto Fico quando con le sue dichiarazioni terzomondiste vuole far sorgere in Luigi Di Maio sensi di colpa e spingerlo in braccio ai Dem. Nient’altro che volgari cospiratori, pericolosissimi, che andrebbero ignorati se non si vuole ambire al suicidio politico.
Articolo di D. Pellegrino per IoSonoItalia