LA GALLINA DALLE UOVA D’ORO DI D’ALEMA, PRODI E BERSANI, MA CE N’ERA ANCHE UN ALTRO.

Quando nel 2006, Antonio Di Pietro divenne Ministro delle Infrastrutture iniziò ad urlare che “la cuccagna era finita”. L’uomo dalla mani pulite dell’Italia dei valori (i suoi valori), pretese di modificare le concessioni, ma non passò molto tempo e anche lui si ritrovò genuflesso di fronte ad Aiscat o meglio quella sorta di Confindustria delle società di settore. Ne sono passati di Governi da quel lontano 2006, ma ci voleva un Governo come quello attuale per passare dalle chiacchiere ai fatti. Il nostro nuovo Ministro delle infrastrutture Toninelli ha confermato di aver inviato la famosa lettera al gestore delle Autostrade nella quale si comunica l’inizio della procedura di revoca della concessione.

E’ dunque veramente finita la cuccagna riguardante la famosa “gallina dalle uova” che ha gonfiato per anni i conti della Famiglia Benetton, ma forse anche di qualche politico di quella sinistra a loro tanto vicina?  Per il momento NO di certo. La Famiglia Benetton continua ad incassare ad ogni casello autostradale e i vertici della società non si sono nemmeno degnati di dimettersi dopo le tragiche immagini del ponte Morandi crollato. Restano semplicemente li, ad incassare come se nulla fosse accaduto. Ma facciamo un salto indietro nel tempo per capire meglio alcune cose che a mio modesto avviso sono importanti.

prodi berlusconi

Autostrade per l’Italia Spa ha generato fin dall’inizio profitti enormi e praticamente “blindati” tanto che, anche una volta quotata in borsa, le azioni sono sempre state tra le più sicure e gettonate dai piccoli risparmiatori. Fino ad oggi chiaramente, visto il crack finanziario che ha travolto la società e il settore del risparmio.

Le autostrade, nel nostro paese, nascono intorno agli anni 50  e la loro realizzazione viene gestita dai Governi dei tempi con l’affido dei lavori ad aziende o istituzioni pubbliche. Tuttavia, al completamento delle opere, queste venivano date in concessione e proprio la concessione era basata sulla logica della “tariffa-remunerazione”. Chi voleva viaggiare in Autostrada sapeva che una volta giunto al casello, avrebbe trovato qualcuno che gli avrebbe chiesto di pagare un equo pedaggio. Tale pedaggio aveva l’esclusiva funzione di coprire i costi di realizzazione dell’autostrada e dunque dell’investimento statale. Il completamento delle opere finisce intorno agli anni 70 e dagli anni 70 agli anni 90, quindi in un ventennio, le nostre autostrade si erano ampiamente ripagate grazie ai pedaggi pagati dagli utilizzatori. Le concessionarie erano già state in grado di rimborsare i debiti finanziari e di ottenere una buona remunerazione sul capitale proprio versato. Capitale che di solito era assolutamente modesto. Le convenzioni a quel punto sarebbero dovute scadere visto l’integrale recupero del capitale investito, ma invece vennero prolungate.  “Quasi due terzi della rete apparteneva allo Stato tramite l’Iri, e l’Iri in quel tempo, aveva bisogno di tutto l’ossigeno che poteva venirgli dalle Autostrade (definita al tempo “gallina dalle uova d’oro”). Il resto della rete, con la sola eccezione della Torino-Milano, era di proprietà di Province e comuni e quindi anch’essa pubblica. Nel 1999-2000, poi, arriva la famosa privatizzazione voluta dalle basi politiche democratiche filocomuniste del nostro paese.  la cultura socialistasocialdemocratica, quella cattolico-democratica e quella liberaldemocratica che trova la sua massima espressione nei governi degli anni che vanno dal 1996 fino al 2001 (governi: Prodi ID’Alema ID’Alema II e Amato II) e poi dal 2006 al 2008 con il  governo Prodi II  avvieranno quei  principi europeisti che svenderanno tutto ciò che è pubblico al privato e liberalizzeranno i mercati regalandoci l’illusione di un potenziale principio della sana concorrenza che avrebbe abbassato le tariffe. Tutte emerite cazzate perché da quel giorno le tariffe sono aumentate a dismisura in ogni settore privatizzato e il servizio offerto è peggiorato a dismisura. Lo vediamo per ciò che è accaduto per autostrade, ma prima o poi toccheremo anche l’argomento riguardante l’energia e il mercato libero, argomento che il nostro Di Maio e Toninelli non hanno ancora affrontato, ma speriamo vivamente che prima o poi lo affrontino.

 

La privatizzazione e la concessione delle Autostrade ai “compagni Benetton” aveva permesso alla famiglia in soli 6 anni di quadruplicare con i proventi ottenuti  l’investimento iniziale. Poi però arriva anche Berlusconi a fare il figo e da quel governo di “destra” ma che andava volentieri a baby squillo con i papponi di sinistra, arriva un altro regalo. Berlusconi decide di aumentare le concessioni da 30 a 50 anni alla Famiglia Benetton. Le tariffe dei pedaggi autostradali cambiano da tariffa-remunerazione in un elaborato sistema definibile “price cup all’italiana”: si tiene conto dell’inflazione, di obiettivi di efficienza, del traffico previsto e, incredibilmente, della qualità del servizio con criteri tutti sbilanciati. L’unica costante era che tutto andava per una mera casualità sempre a favore dei concessionari, mentre diminuiva sempre più la capacità di rivalsa dello Stato persino in caso di inadempienze.

In Italia, da quel momento, col sistema “price cup” si stabilisce di quanto debbano aumentare le tariffe, ma non si discute sulla base di partenza, cioè le tariffe già in vigore al momento della privatizzazione e che dovevano servire a ripagare la costruzione dell’autostrada oltre alla manutenzione periodica di ogni infrastruttura ad essa legata: “Basta dare un’occhiata ai bilanci delle concessionarie italiane per vedere che il valore residuo dell’autostrada è ormai generalmente una quota modesta dell’attivo, e in molti casi è a dir poco quasi azzerato. Se oggi si applicasse la logica della tariffa-remunerazione i pedaggi autostradali dovrebbero dunque essere drasticamente ridotti o per non dire azzerati come in Germania, ma noi non siamo in Germani, siamo nel più bel paese del mondo, l’Italia. Un paese dove con le accise stiamo pagando ancora la guerra in Libia e il Vajont e ci fanno pure pagare l’iva sopra, perché in Italia, l’imposta sul valore aggiunto è stato interpretato come legittimo anche come tassa sulla tassa. Ora capisco perché il PD non ha mai gradito l’idea di  un’Authority indipendente. Ma ora, bisogna vedere se voi da questo articolo riuscite a farvi un’idea di che razza di delinquenti ci hanno governato fino a ieri.

Una cosa è certa! Se pensate che la gallina dalle uova d’oro ve la ridaranno indietro tanto facilmente, avete sbagliato tutto. Siamo in Italia, non siamo a Bruxelles. Qui il profitto conta più che qualsiasi principio etico o morale.

Gallina data, non vuol più ridata!

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...