Michelle ha 15 anni. Ci ho fatto una lunga chiacchiera sul lago in uno di questi pomeriggi afosi d’estate. Così, parlando e parlando, sono riuscita a farmi raccontare un pochino di lei. Michelle ha un outfit estivo pazzesco. Cintura Gucci su un bel paio di shorts in jeans leggermente strappati, molto minimal devo dire. Una magliettina aderente di Armani Jeans dalla quale si intravedevano gli spallini del reggiseno con la scritta Calvin Klein. Un bel paio di nike undefeated in vernice bianca, davvero belle. Occhialoni Chanel bianchi con le lenti azzurre sfumate e il cappellino, leggermente tirato in giù sempre di Gucci anche quello. Bionda, formosa, abbronzata, davvero carina. Ricordo ancora le sue mani, curatissime sia nella pelle che nelle unghie. Ricordo anche il suo profumo, molto intenso, mi dava quasi fastidio nonostante fosse buono come fragranza.
La mia intraprendenza mi porta ad iniziare il discorso e a parlarle di scuola, ma Michelle devia l’argomento perché a quanto pare la scuola non le interessa e men che meno lo studio. Lei preferisce parlare di uomini. Cavolo, sta tipa mi spiazza, io non sono granché ferrata nella materia uomini, me la sarei cavata di più a parlare di letteratura, storia o meglio ancora politica. Invece mi ritrovo nella situazione in cui almeno per una volta devo provare a “fare la bimbaminkjia”. Così mi sforzo di accantonare almeno per un attimo la mia classica impostazione alla Oriana Fallaci, quella che amo di più e prediligo. E che diamine sarà mai dico tra me e me, mica cade il mondo se ci provo per una volta. Del resto anch’io avevo voglia di staccare un po’ la spina quel pomeriggio e dedicarmi ad un po’ di simpatico cazzeggio. Fare un po’ la bimbaminkjia inoltre mi avrebbe offerto la speranza di riuscire ad avere un dialogo con una mia coetanea che potesse durare oltre i cinque minuti e senza che questa sbarrasse gli occhi e fuggisse lontana da me a gambe levate come se avesse visto il mostro di Lochness. Michelle però mi sgama un po’ impacciata sull’argomento, sorride coi suoi bei denti bianchi, ma io sparo a zero sfidando l’avversaria. Perché direte voi? Perché mi hanno insegnato che in certi casi la miglior difesa è l’attacco. Così dico:
“Uomini? Naaaa parliamo di cose serie, parliamo di sesso!”
Michelle arriccia la bocca, volge lo sguardo verso destra, forse è nella fase creativa, ok, capisco che mi sta per sparare una mega stronzata. Tutto ciò però non accade, la ragazza mi sorprende e mi dice in modo pacato ma allo stesso tempo serio:
“Ok, se vuoi parlare di sesso parliamone, ma non sei un po’ piccola?”
Quella frase mi giunge inaspettata, soprattutto da una che ha solo pochi mesi più di me. Al ché io esclamo! “Come piccola, ma se non hai nemmeno un anno più di me, ma dai su, tranquilla, dimmi, raccontami, hai il ragazzo?”. Michelle mi racconta che non ha un ragazzo come hanno tutte le ragazze, non l’ha mai avuto. Non può nemmeno averlo perché suo padre l’ha promessa ad un ragazzo che ama tantissimo e che però ha visto solo una volta quando aveva sei anni. Lo rincontrerà il giorno in cui dovranno sposarsi e quel giorno, mi dice in modo categorico: “dovrò essere vergine”
La mia logica vulcaniana mi porta velocemente a capire che la tipa mi sta letteralmente prendendo per il lato B, o almeno è quello che sembra. Poi però, mentre mi vede incredula, posa la sua mano sulla mia spalla e mi dice: “sai cosa sono i sinti?
E io mostrandomi un filino libertaria come la capra tibentana che ha appena lanciato il suo nuovo album rapper esclamo: “certo che so cosa sono i sinti, sono quelle persone che vivono nei campi nomadi nelle roulotte, sono un’etnia preziosa nel nostro paese perché rappresentano una risorsa culturale fondata su tradizioni tramandate nei secoli. So che spesso vengono colpevolizzati e discriminati, ma loro non hanno alcuna colpa”.
Cioè raga, giuro che mi stava crescendo la pelle d’oca sulle braccia. Non credevo alle mie orecchie per le cose che la mia boccuccia aveva appena pronunciato. Iniziavo a temere che da un momento all’altro spuntasse anche a me la barbetta da capra come quella di J-Ax. Tuttavia, se al mio polso fosse apparso un Rolex d’oro, non mi sarebbe dispiaciuto perché me lo sarei venduto volentieri per pagarmi l’Uni senza che i miei dovessero mantenermi anche agli studi. Parlare in stile comunista neoliberista mi stava facendo capire che di cazzate se ne possono dire una marea per puro tornaconto personale. L’importante non è che ci credi tu, ma che ci credano gli altri, quelli che come dei babbei ti ascoltano. Se poi sei anche una figura di spicco, un Vip, allora le cazzate che hai detto diventano pensiero condiviso tra tutti i tuoi fan. E’ la classica forma di demenza dilagante che purtroppo abbiamo in Italia, fondata su linee di pensiero preconfezionate a farci credere a questi personaggi tirapiedi di partito. Che sono poi i partiti che gli hanno regalato la possibilità di ottenere tutta la notorietà che hanno oggi con la garanzia che un giorno avrebbero ricambiato il favore. Fatta questa breve parentesi, devo dire che mi sarei aspettata un clamoroso applauso dalla simpatica Michelle, ma invece mi becco una sonora bacchettata. Tranqui, ci sono abituata. ultimamente il mio libero pensiero becca bacchettate ovunque.
“Ecco brava, anche tu sei una di quelle che non ha capito un cazzo!” Esclama Michelle: “quelli non sono i sinti, ma sono i rom, cioè la peggiore razza di quelli che voi “gage” chiamate in modo sbagliato zingari.”
Resto basita, cavolo avevo detto sta volta che non andava? Mi ero anche adeguata perfettamente al politically corect. O forse il politically correct vale solo su facebook? E poi che cosa sono sti “gage” di cui parla sta stipa? Chiedo delucidazioni in merito.
Al ché lei sorride quasi prendendosi gioco di me, o meglio trattandomi con sufficienza e come un’emerita imbecille, poi mi dice: “ascoltami bene ragazzina, io sono una sinta, hai capito bene adesso? Ti è chiaro? Quindi se io sono una sinta vuol dire che non sono una “gage” come te, ma soprattutto non mi mischiare con i rom perché altrimenti ti vai a fare del male. Noi sinti, nella nostra lingua, chiamiamo “gage” la “gente comune” o “gente normale” come te. E’ un modo nostro per definirvi. Il vero problema è che voi “gage” non conoscete la diversità che c’è tra sinti e rom. Siamo due cose ben distinte e diverse che non vedrai mai mischiate assieme. Una sinta non sta nei campi rom e se un rom prova a venire tra noi sinti fa una brutta fine.
Nel mentre mi sta raccontando, sento che è come se partecipassi ad un master sull’etnia sinta e rom, forse un giorno questa esperienza potrebbe tornarmi utile in un mio curriculum, ma va beh, andiamo avanti. La sinta sta continuando la sua convention e io la lascia parlare. Mi interessava molto il suo punto di vista, avrei potuto sfruttare l’occasione a mio vantaggio e scriverne poi sul mio blog. Ci va giù dura Michelle senza tante mezze parole:
“I rom, sono la peggiore specie di quelli che voi “gage” definite zingari. Sono sporchi, brutta gente, rubano, fanno del male ai loro bambini già appena nati per mandarli poi a chiedere l’elemosina per la strada, fanno fare le puttane alle loro figlie, alle loro madri, alle loro mogli. Noi sinti siamo diversi, non facciamo quelle cose, non andiamo a rubare nelle borsette delle persone, non freghiamo pochi euro dalle tasche magari di una povera donna anziana che sta facendo la spesa, noi abbiamo molto rispetto delle persone anziane. Noi siamo un’altra razza, noi siamo zingari, ma quelli che stanno bene, quelli che si spostano in continuazione, ci chiamano nomadi perché non ci fermiamo mai e giriamo l’italia con le nostre carovane. Oggi siamo qui, domani siamo la, non stiamo mai nello stesso posto per più di qualche giorno e soprattutto non viviamo in mezzo alla sporcizia.
Hai visto la il mio camper? Mi indica col dito un mezzo strabiliante, enorme, che spiccava come un gigante bianco in mezzo a tanti giocattolini ( i giocattolini sono gli altri camper comunemente acquistati a rate dalla gente comune con mutuo ventennale). Credo che quel mezzo fosse lungo oltre 10/12 metri, poi Michelle puntualizza ulteriormente e mi dice – Sai quel Concorde che vedi la quanto l’ha pagato mio papà? Più di 350 mila euro con tutti gli accessori, c’è anche la vasca idromassaggio ed è già tutto pagato. Noi non andiamo a chiedere l’elemosina per la strada, noi i soldi ce li abbiamo e quando compriamo paghiamo in contanti e subito. Vedi quel Suv Mercedes vicino al mio camper? Ecco anche quello è di mio papà e costa più di 100 mila euro, anche quello già pagato. Poi prosegue alzandosi in piedi, fa una giravolta (tra me e me penso, brava falla un’altra volta poi guarda in su, guarda in giù e schiantati perchè non ti sopporto più) e mi sbatte in faccia anche i suoi vestiti. Non vi nego che in quel momento il suo ostentare da tipica sbruffona incominciava già a farmi girare le ovaie, ma sono riuscita a tenere botta e a restare calma.
“Mi vedi come sono vestita? (gne gne gne la stronzetta insiste) Ti sembro una morta di fame come quelli dei campi rom? E guarda pure se vuoi, controlla, tutto quello che ho addosso è roba originale.”
Innegabilmente Michelle, da sinta, non ama essere mischiata con quella categoria che lei stessa a quanto pare odia. Cazzarola penso, state a vedere che forse sta tipa è più razzista di tutti quelli che i decerebrati del PD dicono esserci in Italia. Così le chiedo come mai odiasse tanto i rom. Michelle mi dice che quelli sono brutta gente, che rovinano l’immagine dei sinti che spesso vengono scambiati per ignoranza con “quella gentaglia li”, ma loro non hanno nulla a che spartire con quelli, anzi. I sinti sono un’etnia a se mi spiega, con origini spagnole, mentre i rom, mi dice, “sono la peggiore merda che proviene dai paesi slavi”, poi aggiunge: “Noi abbiamo addirittura un RE e scommetto che nemmeno questo lo sapevi, – poi infierisce ulteriormente – “i rom invece hanno solo la merda che si portano dietro ovunque”.
Sparisce il velo di perbenismo di Michelle, scompare il suo sorriso e nemmeno i suoi vestiti grifati bastano più a darle quell’aria da altolocata che voleva inizialmente mostrare, anzi, fanno solo da cornice ad un odio profondo verso una razza simile alla propria.
Michelle continua a ribadire che i sinti a differenza dei rom non fanno del male a nessuno, loro non sono gente sporca. Non fanno male ai loro bambini, sono gente come noi, che lavora per vivere, che hanno una casa, una residenza, ma che per scelta di vita preferiscono stare altrove e andarsi a cercare quel lavoro che li dove abitano evidentemente non c’è o non trovano. Beh io stessa non immaginavo che i sinti fossero così profondamente diversi dai rom e nemmeno che i sinti detestassero con un odio profondo quelli che spesso noi stessi detestiamo perché costretti a viverci a diretto contatto e a subire le loro angherie. Nella mia ignoranza in materia mi ero anch’io creata tutta una serie di pregiudizi che inevitabilmente mi avevano portata a generalizzare sulla categoria senza conoscere effettivamente la differenza tra queste due specifiche etnie. Differenze che da quel che mi diceva Michelle erano tangibili a livello di provenienza geografica, indole, tradizioni e cultura. Cioè tanta roba.
Cerco di calmare Michelle perché la vedo leggermente ansiosa. Le dico: “dai, siediti, tranquilla, sto solamente cercando di capirti. Provo a spiegarle che non conoscevo tutte le cose che “mi stava insegnando”. Di solito funziona quando dici a qualcuno che “ti sta insegnando qualcosa”, d’un tratto si sente elevato ad un livello superiore e cala la sua difensiva, ma lei no. Lei non fa in tempo a sedersi che scatta ancora in piedi come una molla e mi dice:
“certo che non le sai, nessuno le sa queste cose, adesso poi che c’è anche questo Salvini che sta mischiando tutto insieme paragonandoci ai rom le cose vanno sempre peggio. Noi con i rom non c’entriamo niente e adesso, negli ultimi tempi, non possiamo più fermarci da nessuna parte che subito viene la polizia a bussare contro la porta del camper per controllare i documenti, chi siamo, da dove veniamo e ci fanno andare via. Oggi la gente ci odia, ci credono tutti uguali, ma non siamo uguali a loro, loro, i rom, dovrebbero mandarli via tutti dall’Italia.”
Michelle non si calma, la vedo seriamente preoccupata, agitata. Una conversazione che doveva essere una cavolata sta invece prendendo una piega imprevista, direi quasi surreale, ma ormai che sono in ballo devo ballare. Non nego che un po’ mi dispiace per lei, ma non credevo che esistessero tutte queste cose. Di certo mica posso andare a raccontarle che sono una sostenitrice di Matteo Salvini, così faccio la gnorry. Spiego a Michelle che non ho idea di chi sia questo benedetto Signore di cui lei parla. Poi però, facendo finta di pensarci su, le dico che mi è tornata in mente la copertina di Famiglia Cristiana dove quel Signore veniva addirittura paragonato e allontanato dalla Chiesa alla stregua di Satana. Non potevo dirle però che era assai più brutto il Direttore di Famiglia Cristiana di quel Salvini a cui lo stesso Direttore aveva intimato un “Vade Retro”. Forse quel “Vade Retro” poteva essere più opportuno per lui, la mattina, appena alzato, non appena avesse riconosciuto la sua faccia davanti allo specchio nel bagno.
Ah già, chiedo umilmente scusa al Direttore di Famiglia Cristiana dato che come mi è stato fatto notare, avendo solo 14 anni non posso esprimere opinioni libere né critiche estetiche sulla sua persona altrimenti il noto giornalista di Repubblica.it Paolo Ribichini “mi torna a bacchettare” (eufemismo) sulla mia pagina Facebook. Era il 28 luglio quando pubblicai un post sul Direttore di Famiglia Cristiana. Mi limitai ad esprimere una mia opinione limitata ad una personale critica estetica, ma non venne accolta di buon grado dal giornalista di Repubblica Paolo Ribichini che mi attacco duramente sulla mia pagina. Tentai di di far capire al rinomato giornalista che era nel mio diritto di critica esprimere un mio personale giudizio alla stregua del Direttore che aveva espresso il proprio giudizio e la propria critica su Salvini, ma evidentemente tale possibilità, a me, era preclusa. Un giovane cervello non ha alcun diritto in questo paese, è evidente.
Di lato leggete un altro commento che mi scrisse il giornalista Paolo Ribichini, ascrivendo alla mia condotta una sorta di rivalsa nei confronti del Direttore di Famiglia Cristiana e questo, a suo parere, solo perché il Direttore di Famiglia Cristiana aveva attaccato il mio idolo Salvini. Niente affatto. Per me o almeno ai miei occhi appariva brutto e basta. Evidentemente la democrazia e la libertà di pensiero così come quella di critica sono prerogative esclusive di certa sinistra. Paolo Ribichini ha tirato in ballo anche la mia Oriana, e sulla mia Oriana, certe cose non le permetto a nessuno. Oriana Fallaci ha più volte spiegato che non era di sinistra e non era nemmeno di destra. Era una donna libera, voleva restare libera di scrivere sia della destra che della sinistra senza render conto a nessuno. Posizione che la sinistra non ha gradito e per tal motivo arrivò a deriderne e a schernirla anche per il cancro che ce l’ha portata via. Per quel che riguarda il mio modesto pensiero riguardo questa faccenda, posso solo dire che evidentemente e badate che questa è solo una mia supposizione, nella redazione di Repubblica.it, i giornalisti devono avere un gran poco da fare se trovano anche il tempo per venire ad attaccare e contestare le critiche estetiche di una quattordicenne. Forse oltre cazzeggiare su Facebook o a scrivere del ciuffo di Trump scompigliato dal vento, sarebbe bene si dedicassero di più a scrivere cose vere sulla situazione nazionale e internazionale di cui c’è molto da scrivere. Ma torniamo alla sinta Michelle oggetto del mio racconto.
Spiego invece a Michelle che di Salvini, me ne ricordo solo perché io “sono molto credente” anche se “non praticante”, in realtà non sono nemmeno battezzata, ma chissene, mio padre dice che un giorno sarò io a decidere da quale religione vorrò farmi seppellire e se vorrò crederò a quel Dio che percepirò più interiormente in me stessa. Va beh mio padre è strano, ma adesso questo non c’entra nulla, adiamo avanti, altrimenti sto articolo non lo finisco più.
Posso dirvi che ho provato o almeno posso dire di aver tentato di rassicurare la ragazza sinta, così le dico: “Michelle, te lo ripeto, non credo tu debba avere nulla da temere e nemmeno i tuoi genitori soprattutto se come mi dici sono gente onesta che ha un lavoro che evidentemente gli rende abbastanza da poter comprare anche cose di un certo valore. Poi però mi torna alla mente un’altra cosa. E’ vero, non le avevo ancora chiesto che lavoro faceva il suo babbo e così oso chiederglielo:
“A proposito Michelle, non mi hai ancora detto che lavoro fa tuo padre, mi hai detto che lavorate, che siete costretti spesso a spostarvi per lavoro, ma non ho capito quale sia la vostra attività, non so, dimmi cos’è un manager in trasferta tuo padre?”
Michelle resta zitta un attimo poi con estrema freddezza mi dice:
“Non fa il manager mio papà, non prendermi per il culo gage. Noi facciamo gli appartamenti, facciamo le ville, facciamo le gioiellerie, rubiamo a quelli che hanno soldi, facciamo truffe, freghiamo gente come te ogni giorno, ma non per pochi euro, noi non siamo come i rom, te l’ho già detto, ma tu sei una gage, che cosa ne vuoi capire, voi non capite niente!”
Nel frattempo arriva una donna molto anziana, aveva i polsi pieni di bracciali, orologi d’oro. La sento dire qualcosa a Michelle in una lingua a me incomprensibile, la prende per un braccio invitandola ad alzarsi e la porta via. Michelle se ne va così, senza nemmeno un saluto, come se nulla fosse mai accaduto.
Mi era sfuggito, ma ora credo di aver capito chi sono i sinti e la differenza che c’è tra loro e i rom. I Sinti sono una categoria di ladri differenti, sono professionisti del furto. Loro rubano solo ai ricchi. Una sorta di categoria discendente da Roobin Hood insomma. Però ora nasce il dilemma. Robin Hood rubava nella foresta di Sherwood che sta nella Contea di Nottinghamshire, in Inghilterra, che non c’entra un cavolo con la Spagna. Tuttavia chi ci dice che Roobin Hood non fosse uno come il padre di Michelle? Uno che a forza di “andare in trasferta col suo carrozzone” rubando ai ricchi per dare ai poveri….e tira na freccia e tirane n’altra, mi sa che qualche pollastra l’ha beccata anche in Spagna e il vizietto di rubare ai ricchi ha attecchito anche li. Credo che questo resterà un mistero, ma almeno oggi ne so qualcosa in più su questa categoria di ladri che la sinistra ha sempre avuto a cuore. Tra ladri di un certo livello evidentemente c’è un certo rispetto.
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